Il libro osserva, da una prospettiva storica, la cultura progettuale degli anni Cinquanta e Sessanta ponendo l’accento sull’ibridazione fra ingegneria e architettura. L’intrecciarsi dei rapporti e a volte il confondersi dei ruoli ha prodotto una serie di opere di elevato valore artistico e scientifico rendendo labile il confine fra le due discipline. Lo studio di questo periodo, dei suoi interpreti e dei loro risultati è oggi funzionale allo sviluppo di una riflessione sugli elementi stessi dell’architettura. L’analisi storica diviene un mezzo di proposizione e di valorizzazione di un modo di fare architettura consapevole; conscio della necessità e della conoscenza dei sistemi costruttivi. Un’architettura in cui la materia e la tecnica, al servizio dello spazio e della forma, ritrovano il loro ruolo.